Destini incrociati

Destini incrociati è il risultato di un laboratorio di Empowerment del paziente diabetico che si è tenuto presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano e che ha visto coinvolti i pazienti che fanno parte dell’Associazione degli amici del diabetico.
Da tempo in Italia si parla di medicina narrativa evidenziando l’importanza della centralità della persona con interventi formativi indirizzati a medici, e personale paramedico e/o effettuando ricerca con interviste in profondità con i pazienti cronici.

L’empowerment ha invece la finalità di rendere protagonista il paziente.
Renderlo consapevole delle risorse interne a cui può attingere per gestire al meglio la sua patologia. Prendere coscienza che deve essere medico di se stesso, imparando ad accettare la malattia, riconoscere le emozioni ad esse collegate e a gestirle.

Un paziente che si affida totalmente al medico e che non legge magari neppure i bugiardini dei medicinali che gli vengono proposti che spesso rifiuta o segue in modo discontinuo il piano terapeutico è un paziente passivo che ricorrerà al medico in continuazione sperando nella medicina miracolosa che non c’è.
Possiamo parlare della “solitudine dell’ammalato cronico” nel senso che al momento della diagnosi subentra un senso di smarrimento e si innesca un processo ben preciso che segue tappe che vanno, dal rifiuto, (quello di negare la malattia) alla rabbia, per sfociare nella depressione. I gruppi di auto aiuto servono ma hanno il limite di concentrarsi solo sulla patologia e la condivisione dei sintomi e determinano una relazione di scambio di informazioni spesso tratte da internet con conseguenze non sempre positive.
Nel laboratorio invece sono stati utilizzati gli strumenti classici della formazione degli adulti, facendo leva sulla nostra esperienza trentennale in azienda e applicando il metodo autobiografico acquisito alla LUA (libera università dell’autobiografia) .

Naturalmente il setting doveva risultare accogliente, le musiche selezionate hanno creato subito un clima di intimità. Ogni incontro aveva un tema, una lezione in alcuni casi supportata anche da video e poi i pazienti dovevano scrivere sul loro “diario di bordo” alla fine se volevano potevano condividere con gli altri i lori scritti. Già dal primo incontro si era creato un clima di reciproca fiducia, tutti hanno voluto leggere, apprezzandosi reciprocamente.
Abbiamo lavorato sui ricordi, sulle tappe raggiunte, sul rapporto con il proprio corpo, sull’importanza delle emozioni e per diverse sessioni non si è parlato di diabete, ma come ha scritto qualcuno il diabete era li, li accomunava ma in quell’aula c’erano splendide persone con belle storie di vita. Quando abbiamo affrontato il diabete l’abbiamo fatto partendo dalla lezione sulle emozioni e per molti è stato illuminante riuscire a dare un nome all’emozione ad esso collegata: vergogna, rabbia verso se stessi per non aver saputo controllarsi ecc. Averli stimolati a scrivere sul loro diario di bordo ci ha permesso di affrontare un argomento fondamentale Il diario alimentare che ogni medico consiglia di tenere. La discusisione che ne è seguita ha fatto emergere che veniva rifiutato perché vissuto come imposizione. “ci trattano come bambini” si è sentito nell’aula e tutti hanno annuito e ammesso che come i bambini si ribellavano e lo compilavano il giorno prima della visita, scoprendo di ritrovarsi accomunati in questi comportamenti. Ma la lezione successiva tutti avevano fatto il diario alimentare e si erano valutati e con orgoglio ci hanno mostrato il risultato.
Questa positiva esperienza ci auguriamo possa essere ripetuta e estesa a tutti gli ammalati cronici che soffrono della “solitudine dell’ammalato cronico”.
Noi di Andromedia Sas continuiamo con la nostra ricerca di soluzioni per il benessere delle persone e abbiamo strutturato un percorso per caregiver, non indirizzato a dare suggerimenti o soluzioni per gestire al meglio una persona con deficit cognitivo o fisico, ma come gestire se stessi in queste situazioni.
Gestire le emozioni contrastanti che si provano di fronte a una persona amata che perde le sue facoltà, come ricentrarsi sul proprio lavoro e coniugare due impegni così gravosi, senza perdere se stessi.

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